Sulla terra si trova circa un miliardo e mezzo di metri cubi di acqua: solo il 3% è acqua dolce, il resto è acqua di mare; un grande problema è l’inquinamento delle acque. L’attività dell’uomo infatti spesso inquina le riserve di acqua e si trascura il fondamentale processo di depurazione. A inquinare sono gli scarichi delle città, l’attività delle industrie, e anche i fertilizzanti usati in agricoltura. Le sostanze chimiche nocive che si accumulano nel suolo spesso si combinano tra loro a produrre composti ancora più dannosi. Anche il mare è inquinato, non solo a causa dei residui tossici che arrivano da terra, ma anche per le petroliere che possono rilasciare idrocarburi nelle acque.

Una normativa europea, la Water Framework Directive (WFD), fissa dei principi ai quali tutti gli stati europei si devono attenere, raggiungendo precisi obiettivi ambientali entro il 22 dicembre 2015. Lo scopo è quello di prevenire e ridurre l’inquinamento per proteggere l’ambiente. È difficile, però, che il nostro paese riesca nell’impresa di rientrare negli standard richiesti dalla WFD: i dati ufficiali forniti dagli impianti italiani stessi per la compilazione del registro europeo dicono che nel 2011 sono stati scaricati nelle acque oltre 140 tonnellate di metalli pesanti e quasi 2,8 milioni di tonnellate di sostanze inorganiche (cloruri, fluoruri e cianuri), la metà dei quali derivanti da attività di tipo chimico.
I metalli pesanti, come alluminio, mercurio, cadmio e piombo sono tossici per l’uomo e per gli animali perché una volta entrati nell’organismo attraverso acqua o cibi contaminati non possono più essere eliminati, si legano alle cellule e interferiscono con le normali attività metaboliche, provocando in alcuni casi l’insorgere di gravi patologie, dai tumori a gravi problemi a carico del sistema nervoso, passando per eczemi e malattie respiratorie. Il mercurio, per esempio, è presente nel plancton e viene ingerito dai pesci, entrando così nella catena alimentare: i pesci vengono poi mangiati dall’uomo, e il mercurio si accumula nell’organismo. L’intossicazione, in questo caso, avviene principalmente a livello renale. Alcuni metalli pesanti possono passare anche nel latte materno.
I vantaggi di una nuova politica di tutela delle acque andrebbero oltre la tutela ambientale: secondo uno studio di Ambiente Italia nei prossimi 10 anni potrebbero essere investiti 27 miliardi di euro con la creazione di ben 45.000 posti di lavoro.
Non sarà semplice riportare l’inquinamento nei limiti previsti, ma non c’è dubbio che ancora prima di pensare alla indispensabile riqualificazione delle acque inquinate sarà necessario trovare il modo di evitare di versarvi nuove sostanze nocive. Per gli impianti industriali la soluzione è sicuramente dotarsi di depuratori davvero efficaci.
(vedi alcune applicazioni per il trattamento dell’acqua)
(Fonti: Legambiente, Arpa)

Sara Pagani