di Anna Simone

Life4MarPiccolo, è un progetto che usa i microfiltri a membrana per depurare il mare.
Il problema dell’inquinamento dei mari, in effetti, è sempre più attuale. Non fa eccezione il Mar Piccolo di Taranto, compromesso prima dall’attività dell’Arsenale Militare e dei Cantieri Navali e poi da alcuni impianti produttivi, nonché scarichi urbani.

Oggi per bonificare l’area si è messo a punto il progetto Life4MarPiccolo che prevede un impianto di depurazione innovativo che per la prima volta al mondo sfrutta la tecnologia della microfiltrazione a membrana per rimuovere i contaminanti dai fondali e dalle acque (metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici Aromatici e PoliCloroBifenili), senza alterare le delicate componenti biotiche del bacino del Mar Piccolo.

Come funziona la depurazione a membrana

Nello specifico, si tratta di sistema SRU (Silt Removal Unit), con un’unità mobile di 7/10 risospensione e di captazione del sedimento, più un’unità fissa formata da un sistema di filtrazione di tipo MBR (Membrane Bio-Reactor). Quest’ultima tecnologia combina un processo a membrana di microfiltrazione o ultrafiltrazione con un bioreattore “a crescita sospesa”, dove si accumula il sedimento.

In confronto ai sistemi tradizionali di filtrazione, la tecnologia MBR vanta un piccolo ingombro,permette la rimozione completa dall’effluente dei solidi sospesi e offre possibilità di agire su elevate concentrazioni di biomassa e di riutilizzare l’effluente senza trattamenti aggiuntivi.

Come avviene la rimozione dei contaminanti? Attraverso la risospensione controllata del sedimento contaminato, la sua captazione selettiva e il trattamento tramite filtrazione con sistema MBR: viene effettuata una rimozione selettiva della frazione organica più fine del sedimento, quindi si eliminano selettivamente i contaminanti sospesi in acqua o adsorbiti su particelle solide sospese.

In questo modo non si compromettono gli strati profondi del fondale, come accade con interventi invasivi quali il dragaggio o il capping.

L’impianto è costituito da un’unità mobile che opera su una superficie marina di circa 3mila metri quadri nei pressi della riva: il sedimento viene convogliato all’interno di un sistema di trattamento a microfiltrazione a membrana che occupa un’area di circa 150 mq.

Una volta rimossa la frazione organica più fine, dall’impianto esce acqua decontaminata, mentre la frazione di scarto dove si accumulano residui inquinati, che hanno dimensioni molecolari maggiori della porosità delle membrane, è sottoposta a un processo di risanamento biologico operato da microrganismi fungini (mycoremediation).

Quest’ultimi saranno costantemente monitorati, così da far avanzare anche la conoscenza scientifica sui micro organismi capaci di “biodegradare” alcuni inquinanti.

Un kit per la diagnosi delle acque

Un altro aspetto rilevante del progetto Life4MarPiccolo è il kit molecolare – realizzato anche sulla base del monitoraggio integrato (chimico-fisico e meta-omico) – che con una singola analisi rapida, multideterminativa e a basso costo fornisce dati dettagliati della componente biotica correlata a presenza e tipo di agente inquinante (ad esempio PCB, IPA).

Questa tecnologia potrà essere utilizzata per la determinazione dello stato di salute di tutte quelle acque marine costiere con caratteristiche simili a quelle del Mar Piccolo di Taranto.

La problematica del risanamento dei sedimenti contaminati di origine marina in generale è complessa, perché finora sono state prodotte poche ricerche, con scarsi investimenti.

Del resto in Italia manca una normativa specifica della materia, a differenza di quanto accade in altri Paesi, come Olanda e Germania.