Il biocarburante più utilizzato a livello mondiale non è il biodiesel, ma il bioetanolo, che si ottiene facendo fermentare sostanze vegetali contenenti zuccheri. Da cereali, patate, topinambur o altri vegetali vengono estratti gli zuccheri che poi a contatto con lieviti e microorganismi fermentano producendo etanolo.

Il biodiesel si ottiene invece da oli vegetali (soprattutto di colza e di soia), oli alimentari esausti rigenerati e anche da grassi alimentari non utilizzabili altrimenti.

Nella produzione si ottiene come materiale di scarto il glicerolo, che viene raffinato e poi rivenduto all’industria chimica per produrre saponi, creme, prodotti farmaceutici ed esplosivi.

Sono allo studio impieghi alternativi di questa sostanza: nei laboratori dell’ENEA (Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica) è stato sviluppato un processo che trasforma il glicerolo in idrogeno ed etanolo, e ora si sta cercando di capire come rendere economicamente conveniente la scoperta.

La produzione del biodiesel

La produzione di biodiesel in pratica non produce nessun rifiuto, ma pur non essendo inquinante, non è senza impatto ambientale, dato che per ottenere grandi quantità di biocarburante si dovrebbero dedicare alla coltura di piante da semi ampie porzioni di terreni che potrebbero invece servire per coltivare cereali e prodotti per l’alimentazione.

Un’alternativa viene dalle alghe, che possono essere prodotte senza sottrarre terreni all’alimentazione. Si tratta dei cosiddetti “biocarburanti di seconda generazione”. A Modena è stato recentemente inaugurato un impianto pilota che grazie a tecnologie innovative ricava biodiesel proprio dalle alghe.

La società, Teregroup, lavora a contatto con la facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena e sfrutta una tecnologia sviluppata da un’azienda di Hong Kong: le alghe vengono allevate in grandi cilindri pieni d’acqua, poi vengono estratte e centrifugate come se fossero insalata e quindi poste a fermentare insieme a sostanze zuccherine.

È necessario ora trovare il modo di contenere i costi dei processi per la produzione dei biocarburanti: questa è la sfida che i carburanti biologici dovranno affrontare per affermarsi e diventare una valida alternativa ai combustibili fossili.