La ricetta scientifica è italiana: utilizzando determinati procedimenti chimici l’amianto si può smaltire ricorrendo all’acidità dei metaboliti del Lactobacillus casei, batterio presente nel siero di latte.

Il merito dell’intuizione va al team universitario del professor Norberto Roveri, del dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’università di Bologna, che ha scommesso su una reazione chimica che riesce a rendere innocuo l’eternit associandolo agli scarti industriali provenienti dai caseifici.

Come funziona il procedimento per smaltire l’amianto

“Abbiamo “sciolto” le lastre di amianto in un ambiente basico eliminando prima il cemento grazie alla CO2 e poi degradando le fibre rimaste utilizzando il siero di latte – spiega Roveri –.

Il metodo prevede due fasi, nella prima c’è una solubilizzazione della componente cementizia che avviene a temperatura ambiente in un reattore in vetroresina dove vengono poste una tonnellata cemento e amianto e 10 tonnellate di siero di latte, dalla cui reazione si libera CO2, acqua, ioni calcio e fibre di amianto, queste ultime si depositano sul fondo; nella seconda fase c’è la denaturazione completa delle fibre di amianto che vengono distrutte con un processo idrotermale a 180 °C, sempre in siero di latte”.

Il processo chimico è protetto da brevetto e il team di ricerca è in attesa di una verifica e di una valutazione del ministero dell’Ambiente per ottenere il riconoscimento formale della validità del procedimento, che porterebbe dei vantaggi enormi.

Dal punto di vista ambientale si azzererebbero due rifiuti, il pericoloso cemento-amianto e il siero esausto di latte, durante la stessa reazione chimica che ha costi molto contenuti e in più cesserebbero di esistere le discariche di stoccaggio di cemento-amianto.

Diminuirebbero le fibre cancerogene di asbesto disperse in aria e provenienti da manufatti in cemento-amianto in cattivo stato di conservazione presenti su buona parte del territorio italiano.

I costi dello smaltimento del cemento-amianto sarebbero bassi perché costruire impianti in cui riprodurre il processo del team dell’università di Bologna richiede investimenti contenuti e sostenibili dalla maggior parte delle aziende operanti nel settore dei rifiuti.

Anna Simone