Saltless è il nome del progetto che con una speciale tecnologia punta a generare ogni giorno più di 100 litri di acqua potabile dal mare senza ricorrere all’energia elettrica. Fantascienza? No, si tratta di innovazione.

Una tecnologia per distillazione

La firma è quella del Politecnico di Torino; un team di ricercatori del Dipartimento Energia, coordinato dal professor Eliodoro Chiavazzo, ha messo a punto un sistema per la dissalazione che rende potabile l’acqua di mare grazie a un processo di distillazione su vari step che permette di separare il sale dall’acqua in modo efficiente.

In particolare, questa tecnologia si basa su un processo di evaporazione e condensazione in serie, dove l’acqua marina viene fatta evaporare e in seguito condensare a temperature differenti in più stadi, ottenendo così acqua potabile. Il tutto funziona con una sorgente di calore, ma l’elemento innovativo è la possibilità di alimentare il processo con una fonte di calore “di recupero”, anche di scarso pregio e bassa temperatura.

Ad esempio, si può impiegare il calore normalmente dissipato in ambiente dal circuito di raffreddamento (il radiatore) o dai gas di scarico di un motore diesel.

Del resto, questa tipologia di motori è già utilizzata nei gruppi elettrogeni presenti in molte località isolate dei Paesi in via di sviluppo, oppure in condizioni di emergenza (come ospedali da campo, campi profughi o in caso di calamità naturali).

Una soluzione rivoluzionaria

Quindi ci sono tre fattori che si intersecano alla perfezione: elettricità (dal gruppo elettrogeno), acqua potabile (dal distillatore) e acqua calda a uso sanitario (quanto rimasto dal processo termico di dissalazione). Un triplice effetto che, unito al funzionamento senza il bisogno di collegamento alla rete elettrica, risponde alle necessità primarie di piccoli insediamenti isolati e non raggiunti in modo continuativo da servizi centralizzati.

Attualmente, il dissalatore fornisce più di 100 litri di acqua al giorno, una quantità sufficiente per una cinquantina di persone. Ma con una industrializzazione e ingegnerizzazione del dispositivo si potranno raggiungere volumi di acqua potabile superiori, contribuendo a dare una risposta al bisogno crescente di acqua potabile nel mondo.

Una problematica non di poco conto, considerando che le stime FAO parlano di circa 1.8 miliardi di persone che entro il 2025 vivranno in Paesi con assoluta scarsità d’acqua, mentre ben due terzi della popolazione potrebbe essere soggetta a “stress idrico”.