La realizzazione di ecoimballaggi potrebbe dare un importante contributo al problema dell’inquinamento da rifiuti.

La gran parte dei rifiuti, infatti, è composta da imballaggi: per rendercene conto basta osservare la pattumiera di casa. Se invece di essere fatti in plastica gli imballaggi fossero biodegradabili, la situazione cambierebbe drasticamente. Oggi scienziati e designer si stanno adoperando per trovare un’alternativa intelligente e funzionale ai contenitori in plastica.

Studio giapponese sugli ecoimballaggi

Uno studio di design giapponese ha vinto il Lexus Design Award al Design Week di Milano con un contenitore realizzato a partire dalle alghe, Agar Plasticity. Il materiale è realizzato con una sostanza gelatinosa (l’agar, appunto) ricavata da alghe comuni come le alghe rosse, ed è biodegradabile e commestibile.

Il materiale non viene ancora prodotto su scala industriale, ma è stato testato dai tre ragazzi giapponesi che l’hanno realizzato: i designer hanno spedito una bottiglia di profumo in un imballo di agar da Tokyo a Milano e tutto è andato per il meglio.
Spesso le bioplastiche non riescono ad avere tutte le caratteristiche che rendono la plastica comune così pratica e versatile. Gli scienziati della Tuskegee University, in Alabama, hanno cercato di rendere la bioplastica che avevano creato più resistente e ci sono riusciti aggiungendo piccole quantità di guscio d’uovo.

La bioplastica prodotta dagli scienziati americani è composta al 70% da polybutyrate adipato tereftalato (PBAT), che deriva dal petrolio, e dal 30% di acido polilattico (PLA), un polimero derivato dal mais. La miscela comincia a decomporsi nel terreno dopo tre mesi.

Per rendere il materiale anche resistente, gli scienziati hanno aggiunto alla miscela delle nanoparticelle partendo da gusci d’uovo ridotti a schegge, lavati e macinati con del glicole al polipropilene e poi esposti a onde ultrasoniche che hanno rotto i frammenti in piccolissime particelle.

Grazie ai gusci d’uovo, il polimero è diventato più flessibile del 700% rispetto alle altre miscele bioplastiche e questo l’ha reso particolarmente adatto agli imballaggi.
(Fonte: www.ingegneri.info; www.rinnovabili.it)

Sara Pagani