Nel corso della storia dell’uomo l’uso di metalli e materiali nuovi e diversi ha permesso l’evoluzione della nostra civiltà. Nella preistoria, dopo l’Età delle pietra, l’uomo cominciò a costruire i suoi utensili col metallo: prima di tutto il Rame, poi il Bronzo (dal 3500 al 1200 a.C.), quindi il Ferro (fino al primo millennio a.C.). L’uso dei metalli ha avuto conseguenze importanti, non solo perché con i nuovi metalli si producevano utensili più sofisticati e si accrescevano le abilità manuali e di progettazione dei nostri antenati, ma anche perché per cercare i metalli gli uomini si misero in viaggio verso terre nuove.

Impararono a estrarli dalle rocce e, dato che le loro temperature di fusione dei metalli erano diverse, ebbero la necessità di scoprire nuove procedure.
In più, incominciarono a unire tra loro metalli diversi andando a formare le leghe.

 

La rivoluzione della plastica

Un materiale davvero rivoluzionario inventato un epoca più recente è la plastica, preceduta dalla celluloide, creata nella seconda metà dell’800 per produrre le palle da biliardo. Agli inizi del ‘900 arriva la bakelite, poi il PVC, quindi il cellophane. Negli anni ’20 arriva la plastica. I materiali sintetici trovano nuova applicazione con il nylon, che verrà diffuso dalle truppe americane con la guerra e servirà per produrre indumenti rivoluzionari, come i collant. Nel secondo dopoguerra arrivano le resine come la fòrmica, che rivoluzionano il settore del design, e oggi si moltiplicano le plastiche tecnologiche ad alte prestazioni, i tecnoplomeri.

La seconda metà del 900 è l’età della plastica, materiale così versatile da poter sostituire legno, metalli, vetro, ceramiche, e così economica da rendere accessibili a tutti oggetti prima destinati a pochi. Complici il marketing e la pubblicità, che creano bisogni che spingono all’acquisto, si afferma il consumismo: si usa, si getta, e si ricompra, e prima che l’uomo se ne renda conto il pianeta viene inquinato in modo massiccio, dato che la plastica, si sa, non è biodegradabile. Ma, fortunatamente è riciclabile, e senza per ora ridurre i propri consumi, nel mondo occidentale ci si sta impegnando a gestire correttamente i rifiuti.
Perché un materiale possa avere un grande impatto sulla storia dell’umanità è necessario che, come nel caso della plastica, il suo costo sia basso.

Il grafene, materiale del futuro?

È questa la caratteristica che per ora manca al materiale più rivoluzionario che conosciamo al momento, il grafene. La sua scoperta nel 2014 ha portato il Nobel ai due scienziati russi che l’hanno prodotto; le applicazioni di questo materiale sono potenzialmente infinite grazie alle sue sorprendenti proprietà di leggerezza, flessibilità e resistenza, ma per ora a frenare la rivoluzione sono gli alti costi di produzione. Applicabile ai settori più diversi, dall’aerospaziale alla tecnologia, il grafene comincia a entrare anche nelle nostre vite. Colmar ha appena presentato una linea di indumenti sportivi al grafene caratterizzati da leggerezza, traspirabilità e da altre interessanti qualità: tengono caldo quando fa freddo, favoriscono la dispersione di calore quando invece la temperatura si alza e impediscono la proliferazione dei batteri che causano cattivi odori.

(Fonte: Wikipedia, Corepla, www.corriere.it)