Uno dei parametri da monitorare nelle coltivazioni in serra é la concentrazione di anidride carbonica, essenziale per la fotosintesi; per spingere la produzione in molti casi é utile provvedere alla concimazione carbonica.

I vantaggi della coltivazione in serra

La concimazione carbonica è una tecnica che riveste una importanza cruciale nelle coltivazioni protette. I prodotti agricoli di prima gamma trovano il loro sbocco sul mercato ormai quasi esclusivamente attraverso i canali della grande distribuzione organizzata. Ma la Gdo impone standard qualitativi stringenti e così molte colture, come il pomodoro da mensa, ormai vengono portate avanti solo in ambienti protetti come le serre.

La coltivazione in serra offre molti vantaggi. Prima di tutto la possibilità di ritardare o posticipare le produzioni in modo da arrivare sul mercato in momenti propizi, soddisfacendo al contempo le richieste della Gdo, che tende a proporre al consumatore prodotti slegati dalla stagionalità. Le serre inoltre permettono un controllo ottimale di infestanti, parassiti e fitopatologie. E anche se i costi di produzione sono molto più alti rispetto al pieno campo, la maggiore produttività e qualità permette di coprire (quasi sempre) i costi di produzione.

L’importanza di integrare l’Anidride Carbonica

Tra i parametri da monitorare all’interno della serra vi é la concentrazione di anidride carbonica (CO2). Questo gas é necessario alla fotosintesi clorofilliana, quel processo di sintesi degli zuccheri attuato dalle piante e che sfrutta la luce del sole per trasformare elementi nutritivi assorbiti dalle radici e dalle foglie in carboidrati. Tra questi elementi nutritivi c’é anche l’anidride carbonica che viene consumata in grande quantità dalle piante.

In campo aperto le foglie hanno libero accesso alla CO2 di cui l’atmosfera terrestre, anche a causa delle attività antropiche, é sempre più ricca. In serra, però, può scarseggiare. Le piante durante la crescita assorbono CO2 e in un ambiente chiuso come la serra la concentrazione può arrivare a livelli critici. In campo aperto i valori si aggirano intorno alle 350-400 ppm (parti per milione). Mentre in serra, dopo appena poche ore di luce, i livelli possono crollare a 120-180ppm.

Per rimediare a questo inconveniente l’agricoltore può mettere in atto alcuni accorgimenti. Quello più semplice é fare areare la serra aprendo regolarmente le finestre di colmo in modo da fare entrare aria dall’esterno. Questo però non sempre é possibile. Durante i mesi invernali, quando l’aria all’interno della serra viene riscaldata artificialmente, aprire la serra significa provocare sbalzi di temperatura deleteri per le piante, oltre a dissipare il calore costosamente prodotto.

Ecco allora che molti ricorrono alla concimazione carbonica, la possibilità cioè di introdurre in serra anidride carbonica per nutrire le piante. In questo campo gli olandesi rimangono dei maestri. I più moderni sistemi di riscaldamento delle serre prevedono degli impianti che trattano i gas di scarico prodotti dalla combustione del metano per estrarre anidride carbonica da destinare alla serra attraverso tubazioni in Pvc.

Il dosaggio dei livelli di CO2

Un metodo più semplice, ma più costoso, è l’utilizzo di bombole di CO2 da aprire direttamente tra i banchi di coltivazione oppure da collegare ad un sistema di distribuzione che porti il gas in maniera capillare all’interno della struttura.

I livelli di CO2 devono però essere mantenuti costantemente sotto controllo. Se percentuali basse possono bloccare la crescita della piante, tassi alti possono influire sullo sviluppo dei frutti in maniera non sempre positiva. Per i pomodori una concentrazione doppia rispetto a quella atmosferica porta ad un aumento del 15-20% della sostanza secca. Ma nel crisantemo, a seconda delle cultivar testate, si possono avere aumenti del numero di fiori da appena 3% fino al 48%.

Oltre alla quantità bisogna poi valutare la qualità del prodotto. Sono stati fatti degli studi sul grano duro cresciuto in un ambiente con concentrazioni di anidride carbonica pari a 550 ppm. La pianta si é sviluppata in maniera vigorosa generando spighe più grandi della norma, ma con un contenuto di glutine (fondamentale per la tenuta della cottura della pasta) minore rispetto ai grani cresciuti in condizioni ambientali normali.

Elettrovalvole e flussimetri per la concimazione carbonica

Ecco dunque che in serra bisogna avere una sonda che rilevi costantemente i livelli di Co2 e un sensore per la luminosità solare. Più la luce é intensa, maggiore é il processo fotosintetico, maggiore sono i prelievi di CO2. Un elemento fondamentale é poi l’utilizzo di una elettrovalvola a solenoide, come quelle realizzate da ASV Stubbe, che si apra e chiuda in funzione dei dati provenienti dai sensori in serra. Inoltre é buona cosa avere un flussimetro che dia conto del volume di gas introdotto nel circuito. Gli strumenti realizzati da ASV Stubbe risultano ideali per questo utilizzo.

Nelle serre avanzate il tutto viene gestito da un computer che mantiene in equilibrio il sistema. In questo caso i prodotti ASV Stubbe, dotati di contatti elettrici, possono essere inseriti all’interno dell’impianto per raccogliere dati sul buon funzionamento del sistema. Nelle serre meno tecnologicamente avanzate sono l’esperienza dell’agricoltore e l’osservazione diretta degli strumenti a guidarlo nella gestione della concimazione carbonica.