Il Piano di Emergenza Interno e le planimetrie di emergenza

Il Piano di Emergenza Interno (PEI) è un documento fondamentale di gestione della sicurezza aziendale, anche se spesso non è percepito come tale.

Vedo spesso aziende che ritengo la gestione emergenze (incendi, evacuazioni varie, infortuni, malori, ecc…) come riguardante solo i membri delle squadre antincendio e primo soccorso.

Ma forse dovrei parlare al passato perché, abitando io nella bassa emiliana, ho visto molti datori di lavoro cambiare radicalmente atteggiamento nell’ultimo anno e cioè dopo i terremoti che tanto sono costati alla mia regione a maggio dello scorso anno.

In quel frangente, e in particolare la mattina del 29 maggio, ci siamo tutti resi conto di quanta differenza faccia conoscere le vie di fuga, sapere come comportarsi, essere in grado di non perdere la testa quando sembra ci stia cadendo sopra il mondo.

Ai sensi dell’art. 3, comma 2 del DM 10/3/98 dovranno stilare un vero e proprio PEI le aziende con più di 10 lavoratori, mentre per le altre dovrà essere garantita “l’adozione delle necessarie misure organizzative e gestionali da adottare in caso di incendio”.

Essendo ancora in vigore il DM 10/3/98 possiamo riferirci alle Linee Guida di attuazione del D.Lgs. 626/94 per capire quali devono essere le caratteristiche di un PEI ben scritto:

Precisione: la progettazione non può essere assolutamente generica ma deve definire in modo dettagliato i compiti, i ruoli, le responsabilità e la sequenza delle azioni.

Chiarezza e concisione: la procedura deve essere comprensibile a tutte le persone chiamate alla sua gestione, e concisa nelle informazioni che fornisce.

Flessibilità: cioè adattabile, in caso di incidente, ad eventuali discostamenti dalle situazioni previste. E’ bene ricordare che è ampia la possibilità di avere discostamenti rispetto alle situazioni previste; questi, oltre a non essere facilmente o sempre individuabili, possono essere anche legati a fattori esterni (come ad esempio le condizioni meteorologiche o di viabilità).

Revisione e aggiornamento: una procedura correttamente messa a punto non si presenta mai come uno strumento statico, deve invece offrire la possibilità di essere facilmente adattata alle modifiche che accompagnano la vita di una attività. Ovviamente, in caso di modifiche sostanziali o totali, ad esempio, di un impianto, la procedura specifica va riprogettata e resa compatibile con il piano di emergenza globale preesistente.

Concreta definizione degli strumenti per la gestione dell’emergenza: le procedure devono fare riferimento in modo puntuale alle effettive potenzialità di intervento (ad esempio è inutile parlare di allertamento della squadra di emergenza o della pubblica Autorità, quando non si dispone di mezzi di comunicazione sicuramente fruibili come spesso succede in una attività con linee telefoniche sempre impegnate).”

Dovremo quindi inserire le informazioni essenziali per il comportamento da tenere nei vari casi di emergenza per:

  • Membri delle squadre di gestione emergenze

  • Dipendenti

  • Visitatori

comprensive di come effettuare una chiamata di emergenza.

Sarà bene allegare un estratto sintetico delle procedure da affiggere in bacheca come promemoria per tutti, magari accanto alla planimetria di emergenza dell’azienda (se piccola) o del reparto (se la dimensione aziendale richiede un focus sulle singole zone per garantirne la leggibilità).

Sulle planimetrie di emergenza è bene indicare:

  • Mezzi di estinzione

  • Collocazione della/e cassetta/e di primo soccorso

  • Collocazione dei mezzi di estinzione

  • Vie di fuga

  • Porte di emergenza

  • Pulsanti di allarme

  • Punti di intercettazione gas, acqua, luce

  • Numeri di telefono interni per la gestione emergenze

  •     Numeri di soccorso esterni.

Non sottovalutate mai questa parte della gestione della sicurezza nelle vostre aziende: può fare davvero la differenza!

Sara Salvarani