In futuro non solo l’energia, ma anche materiali adatti a sostituire la plastica potrebbero essere prodotti a partire da rifiuti e materie biologiche come canna da zucchero, mais, grano e colza.

Una delle sfide più ambiziose della chimica verde è quella di ottenere bioplastiche a partire da piante che non richiedono irrigazione né pesticidi per estrarre oli vegetali dai quali.

È il caso del cardo, una pianta spontanea che cresce in terreni aridi e viene impiegata nella bioraffineria di Novamont di Porto Torres, in Sardegna. Il progetto di Novamont si chiama First2Run e ha ricevuto un finanziamento europeo per la ricerca di ben 17 milioni di euro.

Si propone di dimostrare la sostenibilità ambientale di una bioraffineria integrata nel territorio, altamente innovativa, che partendo da piante oleose che non necessitano di alcuna cura permetta di realizzare bioplastiche, biolubrificanti e cosmetici.

Non mancano gli studi su temi analoghi, ma in questo caso il progetto prevede di dare vita a una grande realtà economicamente profittevole che potrebbe diventare un modello da imitare.

Novamont, originariamente legata alla Montedison, è un’azienda all’avanguardia nella bioeconomia, impegnata nella riconversione di siti industriali e nella promozione di una economia circolare nella quale i residui dei processo produttivo vengono recuperati in nuovi processi.