La radio Vhf è fra gli strumenti più diffusi per la comunicazione in mare e, insieme ai cartelli di sicurezza a bordo, è anche un indispensabile strumento per la sicurezza.

L’utilizzo di Vhf, acronimo di Very High Frequency (in italiano frequenza molto elevata), è obbligatorio per le imbarcazioni fino a 24 metri di lunghezza che navigano superando le 6 miglia dalla costa. Serve sia per comunicare con altre barche, porti e Guardia Costiera, sia in momenti di emergenza o pericolo.

Come funziona

Questo tipo di ricetrasmittente sfrutta le onde elettromagnetiche ad alta frequenza (tra i 30 e i 300 Mhz); in pratica, un Vhf portatile su una barca a vela ha una portata di circa 9 miglia, che sale a 14 in caso di installazione fissa. I comandi principali sono quattro: il tasto di acceso-spento, il tasto di trasmissione, il selettore dei canali e la regolazione del filtro antirumori.

La trasmissione può avvenire in modalità simplex o duplex. Nel primo caso, la trasmissione e la ricezione sono sulla stessa frequenza, quindi non si può parlare e ascoltare in contemporanea. Per rendere più chiara la comunicazione, bisogna utilizzare delle parole codificate, ad esempio, “passo” o “cambio” per indicare che si passa dalla fase di trasmissione a quella di ricezione, “ricevuto” per confermare che si è ascoltato il messaggio, o “passo e chiudo” per chiudere la comunicazione.
Se invece si tratta di un Vhf duplex, non ci sono limitazioni e si può conversare come se si fosse al telefono.

Come effettuare una chiamata

Per chiamare si sintonizza la radio Vhf su un canale noto al ricevente e, se non ci sono altre comunicazioni in corso, si procede pronunciando per tre volte il nominativo, preceduto dalla parola “qui”. Il nominativo con cui comunicare di solito è il nome della barca, per esempio: «Vento blu, Vento blu , Vento blu, qui Mabelle, Mabelle, Mabelle, passo…». Se Vento blu non dovesse rispondere si aspettano due minuti e poi si tenta di nuovo la chiamata.

Per lanciare l’Sos

Nelle situazioni di pericolo la radio Vhf è lo strumento principe, infatti, tutti i membri dell’equipaggio devono saperla utilizzare.
In caso di pericolo molto grave, la chiamata di emergenza è il “may day”: quando la si capta vanno sospese le eventuali trasmissioni in corso, per restare in ascolto e mettersi a disposizione della Capitaneria di porto che assume la direzione dell’intervento.

La chiamata d’urgenza, invece, è composta dalla parola “pan” ripetuta tre volte, con cui si comunica un messaggio urgente sulla sicurezza di un’imbarcazione o delle persone. Deve essere trasmessa soltanto su ordine del Comandante o della persona responsabile dell’imbarcazione e ha la precedenza sulle altre comunicazioni, eccezion fatta per quelle di soccorso. In ultimo, c’è la chiamata di sicurezza, composta dalla parola “securitè” ripetuta tre volte, con la quale si trasmette un messaggio sulla sicurezza della navigazione, per esempio, un bollettino del mare o un avviso urgente ai naviganti.

etichette navali imo per emergenza con simbolo radio epirb

Fig.: Etichette navali imo per emergenza con simbolo radio epirb, scialuppa di emergenza, scivolo di emergenza e punto di raccolta

Epirb (trasmettitore di localizzazione d’emergenza)

Altro strumento che garantisce la sicurezza in mare delle imbarcazioni da diporto è l’Epirb (Emergency Position Indicating Radio Beacon), tecnologia che aiuta a localizzare le imbarcazioni in difficoltà.

Ciascun Epirb contiene: un trasmettitore radio di 5Watt che opera a 406MHz; un trasmettitore radio di 0.25Watt che opera a 121.5MHz; un ricevitore Gps (non sempre presente). Il dispositivo può essere attivato manualmente o in modo automatico.

Quando l’Epirb si attiva, il segnale trasmesso viene raccolto da un satellite che è capace di rivelare il segnale a 406MHz. Il segnale contiene al suo interno un codice identificativo e, se il dispositivo è dotato di Gps, anche la sua posizione; invece, se il Gps non c’è, un set diverso di satelliti raccoglie il segnale riuscendo a risalire alla posizione approssimativa del dispositivo.

Ogni Epirb è dotato di un’identità unica che include un codice di nazionalità di 3 cifre. Quest’ultimo indica la nazione che ha la responsabilità di mantenere immagazzinati i dettagli di registrazione di quel dispositivo. Si può risalire alla nazione dell’Epirb leggendo l’etichetta identificativa che riportate diverse informazioni.