Quando parliamo di gestione delle emergenze parliamo sempre di affrontare tematiche complesse, rese ancora più intricate dal dover tenere in considerazione un fattore di alta instabilità a livello di applicazione di norme e procedure: il panico.

Io avevo solo dieci anni quando nello stadio di Heysel trentanove persone morirono durante l’evacuazione dell’impianto a fronte degli scontri fra tifoserie. Panico e impreparazione (di chi doveva gestire la situazione) sono spesso le uniche cause di decesso in caso si renda necessario abbandonare uno stabile di grandi dimensioni.

Se usciamo dall’ambito sportivo possiamo ben immaginare cosa potrebbe succedere durante l’evacuazione di un ospedale.

Una struttura enorme, complessa per problematiche (sale operatorie, aree non evacuabili come le sale operatorie, visitatori esterni e occasionali, pazienti allettati, minori, ecc…) e per conformazione non è davvero semplice da coordinare.

Vediamo però prima i punti di forza dell’attuale gestione delle emergenze in ambito sanitario:

  • Personale altamente qualificato: il personale ospedaliero è abituato a gestire situazioni critiche e la capacità di affrontare situazioni critiche fa parte del suo background professionale

  • Prove di evacuazione regolarmente effettuate: le normative di gestione della qualità degli ospedali sono molto rigide in questo senso e io stessa ho assistito a prove di evacuazione nei reparti

  • Test sui presidi antincendio a scadenze regolari: anche queste prove sono eseguite con rigore, testando anche i meccanismi di apertura e chiusura automatica delle porte REI e i vari sistemi di sblocco.

Detto questo come è possibile aiutare la grande folla presente in un ospedale ad orientarsi durante un’emergenza? Come evitare che il panico da non conoscenza prenda il sopravvento aggiungendo una grossa quota di problemi da gestire?

Oltre a una puntuale formazione del personale è importante progettare al meglio la segnaletica della struttura, sia quella ordinaria che quella specifica per la gestione delle emergenze.

Perché parliamo anche di segnaletica ordinaria? Perché l’identificazione delle diverse aree e stanze della struttura è indispensabile se non vogliamo che tutto il Piano di Emergenza fallisca.

Pensate a persone che varcano una porta di emergenza convinte di accedere alle scale antincendio e si trovano invece a passare da un reparto all’altro o in un magazzino di prodotti per pulizie.

Diventano quindi fondamentali tre tipi di segnaletica di sicurezza: identificazione dei locali, piedistallo all’ingresso della struttura con informazioni generiche sull’ospedale, segnalazione dei percorsi di evacuazione.

    Spesso sottovalutati e ancora più spesso ignorati sono i tableau con le planimetrie di evacuazione e le istruzioni per il comportamento in caso di emergenza. Tutti gli utenti dovrebbero leggerlo, ma spesso non viene fatto anche per problemi di come sono creati: una planimetria poco chiara o con simboli eccessivamente piccoli non rende decifrabile le istruzioni correlate.

Di grande rilevanza anche la cartellonistica con indicazioni tecniche come la segnalazione dei pulsanti di emergenza, la collocazione dei presidi antincendio, l’identificazione dei gas nelle tubazioni (fondamentale in caso di incendio o cedimento strutturale) e la Low Location Lighting ovvero l’illuminazione bassa per le emergenze.

La cartellonistica spesso viene considerata alla stregua di materiale decorativo, un adempimento sciocco, poco utile e banale. Niente di più sbagliato! I cartelli identificativi e di gestione delle emergenze sono un elemento fondamentale della gestione della sicurezza e come tale vanno progettati in modo accurato per non lasciare al caso e all’improvvisazione la gestione delle situazioni critiche.

Ma voi in ospedale vi ricordate di leggere le indicazioni di sicurezza?

Sara Salvarani