Tutta la letteratura scientifica riguardante il monitoraggio ambientale e la sostenibilità concorda nel fatto che la risorsa idrica è a rischio, da una parte il consumo sconsiderato e dall’altra parte l’inquinamento correlato agli scarichi industriali e civili.
A differenza di quando si progettavano processi produttivi in cui l’acqua era considerata a costo nullo, oggi le imprese hanno un margine ampio per ridurne i consumi. Basterebbe, infatti, una gestione delle risorse più oculata o l’applicazione di tecnologie innovative, per evitare che ogni anno miliardi di litri siano persi inutilmente tra i passaggi industriali. Gli sprechi sono talmente eccessivi che, se ora non si fa qualcosa per ridurre i consumi, si rischia di compromettere l’intera risorsa idrica disponibile. Il rischio, inoltre, è elevato anche perché è consuetudine utilizzare acque di processo primarie, ossia prelevate dall’ambiente, anche quando non strettamente necessario.

Questo è il risultato dell’inadeguatezza del prezzo dell’acqua: bassi costi della materia prima determinano la mancanza di stimoli a migliorare le prestazioni degli impianti. Eppure, nonostante i continui segnali di allarme, ancora il problema dell’acqua nell’industria rappresenta un pensiero di poco conto, soprattutto da parte delle grandi aziende. In sostanza una seccatura perché negli impianti il segmento “trattamento acqua” è una sezione semplicemente onerosa. È necessario, invece, richiedere operazioni concrete per utilizzare le risorse in modo sostenibile non solo monitorandone il consumo, ma anche prendendo iniziative per la sua riduzione a livello di processo produttivo. L’acqua di processo nel suo percorso spesso si arricchisce di sostanze inquinanti e quindi ha bisogno di opportuni trattamenti prima dello scarico o del riciclaggio. Per disciplinare lo smaltimento o il riciclaggio di acque reflue sono state emesse normative sempre più restringenti che limitano il contenuto delle sostanze inquinanti allo scopo di limitare i danni alla salute umana e all’ambiente.

C’è da augurarsi che le normative più restrittive e un adeguamento dei costi dell’acqua grezza (basterebbe uniformarsi alle tariffe europee) conducano a un atteggiamento maggiormente virtuoso da parte del mondo industriale. Anche noi cittadini comuni però dovremmo prendere coscienza della gravità del problema, infatti la nostra percezione della risorsa idrica è compresa fra il rubinetto del lavabo ed il suo scarico. Non sappiamo nulla di cosa ci sia prima (rete di distribuzione) e dopo (trattamento reflui) soprattutto in termini di risorse umane, tecniche ed economiche.