È noto che l’acqua alimenta tutte le attività dell’uomo e della vita in genere, è noto inoltre lo stretto legame fra produzione di cibo e acqua. Per avere un’idea di quanto sia importante l’acqua nell’industria si osservi che: per produrre 1000kWh occorrono circa 3000 l di acqua, per produrre 1kg di alluminio occorrono circa 1150 l di acqua, per produrre 1kg di carta occorrono circa 100 l di acqua e così via. Insomma non c’è produzione industriale che non richieda acqua di processo. Anche la macchina “uomo moderno” consuma una quantità enorme di acqua: quando si progetta un impianto di depurazione di acque reflue civili, per il dimensionamento si considera un consumo giornaliero pro-capite di 250-300 litri. Troppi? Contate quante volte azionate lo sciacquone del bagno, quante volte vi lavate le mani, lavatrice, lavastoviglie e così via, e poi fate la somma. Un’enormità di acqua viene quindi utilizzata per scopi industriali e civili, però raramente l’acqua che troviamo in natura è adatta agli impieghi per cui viene prelevata.

L’acqua chimicamente pura è certamente un liquido che raramente troviamo in natura poiché durante il suo percorso sulla crosta terrestre si arricchisce di tutto ciò che incontra. Le sostanze contenute nell’acqua possono creare notevoli inconvenienti, se ne deduce, pertanto, che prima del suo utilizzo debba essere trattata per raggiungere le specifiche previste dal processo produttivo cui è destinata. Ad esempio per i circuiti di raffreddamento l’acqua deve essere priva di bicarbonato di calcio e magnesio allo scopo di evitare incrostazioni e fenomeni corrosivi. Un cenno particolare merita l’acqua destinata ad alimentare le caldaie di cui si fa largo uso sia nell’industria sia nel settore privato. L’impiego di acque non deionizzate determina inconvenienti talmente seri da bloccare la produzione per giorni.

Nel mio passato professionale per ben due volte ho passato guai seri a causa di un’acqua non adeguata all’impiego cui era destinata. Una volta, in Irak, l’impianto di demineralizzazione progettato e costruito per alimentare l’impianto di fabbricazione del combustibile nucleare, a causa dell’eccessivo consumo di resine a scambio ionico, sembrava sottodimensionato. L’acqua era prelevata dal fiume Tigri, pretrattata in un impianto gestito dal committente e inviata al nostro impianto. Le analisi dell’acqua misero in luce il mancato rispetto delle specifiche previste dal progetto: il ferro, soprattutto, era in eccesso rispetto a quanto richiesto. Com’è noto, il ferro danneggia le resine causandone il rapido deperimento: la sua rimozione ristabilì la funzionalità prevista.

Qualcuno, questa volta un saponificio in Egitto, anziché costruire un semplice impianto di demineralizzazione da inserire prima di una caldaia destinata alla produzione di vapore, suggerì di costruire due caldaie in parallelo alternando un complesso ciclo settimanale di rimozione del calcare a base di acido fosforico: pura follia!