Appena laureato sono stato spedito in Medio Oriente a gestire l’avvio di un impianto appena costruito. Sono partito senza alcuna esperienza di cantiere e con tanta teoria acquisita nelle aule universitarie. Sono stato fortunato perché ho incontrato gente in gamba e, soprattutto, perché penso che, per un tecnico, non ci sia esperienza più bella e più formativa della messa in marcia di un nuovo impianto. E’ in questa fase che si ha la validazione del processo, la verifica delle scelte impiantistiche e l’affidabilità delle apparecchiature.
Già da quella prima esperienza ho imparato ad apprezzare le piccole cose, quelle che hanno l’aria del nulla ma che poi sono quelle che ci danno sicurezza, soprattutto quando ti trovi nel deserto e non hai nemmeno una ferramenta a portata di mano. Mi riferisco a quelle cose come valvole, riduttori di pressione, flange, flussimetri e sonde, di cui non ci si pone il problema del funzionamento ma semplicemente quello del diametro interno: insomma quel materiale scelto sfogliando un catalogo. Sono proprio queste piccole, oscure ed a volte trascurate apparecchiature che rendono possibile il funzionamento di impianti anche complessi. Il blocco di una valvola può fermare la produzione, una pompa dosatrice starata può portare ad alterazione di parametri di processo essenziali e quindi a produzioni scadenti.
Con il passare degli anni poi, mi è capitato di avviare altri impianti ed a volte ho dovuto fare ricorso a contenitori improvvisati per raccogliere acidi da valvole gocciolanti oppure a flaconi di silicone per rimediare a flange difettose. Cose che capitano ovviamente, però penso che la qualità, soprattutto per queste piccole dispositivi, non abbia prezzo. Il mondo industriale in generale, quello chimico ed alimentare in particolare, è molto esigente in termini di affidabilità degli impianti e non solo per motivi produttivi ma anche e soprattutto, per motivi di sicurezza. Da qui questo breve elogio per le piccole cose.