Un gruppo di docenti del Politecnico di Milano e di ingegneri del Mit di Boston si è ispirato alle ossa per realizzare dei nuovi materiali: si tratta di polimeri puri con funzionalità diversificate, ottenuti tramite stampa 3D.
Le ossa sono state prese ad esempio per la singolare presenza al loro interno di proprietà diverse: la parte esterna dell’osso è compatta e resistente, mentre la parte più interna è porosa e resiste alla compressione.
Le ossa perciò raccolgono in sé resistenza e tenacità, vale a dire capacità di assorbire la deformazione senza rompersi, e hanno la caratteristica di autoripararsi quando è necessario.
Il tessuto osseo è composto da un numero limitato di materiali, come il collagene e l’idrossiapatite, che variando per quantità, combinazione e tecniche di assemblaggio, riescono a dare vita a tessuti piuttosto diversi tra loro.
Gli ingegneri hanno studiato le caratteristiche microstrutturali del tessuto e grazie alla biomimetica e alle tecnologie di produzione hanno potuto riprodurre i meccanismi di tenacizzazione dell’osso, con la sua capacità di modificarsi strutturalmente per reagire alla compressione.
Non deve stupire che materiali tanto innovativi siano stati creati partendo dall’osservazione del corpo: l’uomo ha sempre imitato la natura per trovare soluzioni e negli ultimi decenni questa tendenza spontanea è diventata una vera e propria scienza, la biomimetica (biomimicry).
La natura ha seguito un lungo percorso di tentativi ed errori, e per questo motivo le sue soluzioni sono davvero funzionali; in più, i sistemi naturali sono sempre “puliti” e sostenibili, basati sull’economia circolare (non esistono rifiuti) e aperti alla diversità.
I nuovi materiali ispirati al mondo biologico potranno trovare impiego in molte realtà diverse, offrendo sostenibilità e sicurezza in particolare nelle situazioni soggette a cedimenti strutturali, come i gasdotti, le vasche di contenimento delle centrali nucleari e particolari tipi di protesi.
(Fonte: Federchimica, La Stampa)
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